Nell’Unione europea l’invio di armamenti sempre più sofisticati all’Ucraina è all’ordine del giorno. Si registra, infatti, una sostanziale unitarietà d’intenti dei governi nazionali spinti da Ursula Von der Leyen e Roberta Metsola, rispettivamente presidente della Commissione e del Parlamento europeo.
Le popolazioni del Vecchio continente, tuttavia, non sono dello stesso avviso. Un recente sondaggio in Italia, condotto da Euromedia research, ha evidenziato appunto l’esistenza di una maggioranza assoluta contraria ad un ulteriore invio di armamenti in Ucraina. Stando ai dati, si registra un picco del 52% degli intervistati contrari contro un 39,9% favorevole ai rifornimenti militari da parte del nostro Paese, mentre il restante 8,1% non si è schierato. Si assiste quindi, ad un vero e proprio scollamento tra le scelte governative e la volontà popolare.
Armamenti militari: sì all’Ucraina, no al Burkina
Se invece si cambia lo scenario geografico, dall’Ucraina al Burkina Faso, ecco che si modificano le opzioni. A Bamako, infatti, nel quadro dell’incontro bilaterale Mali-Burkina Faso, il primo ministro burkinabé, Apolinaire Joachim Kyelem de Tembela, ha denunciato come alcuni partner storici del Burkina abbiano fermato la fornitura degli armamenti richiesti per la lotta al terrorismo jihadista.
“… gli armamenti ordinati sono stati bloccati da nostri partner sia in partenza sia nei porti d’arrivo. Non vogliono che noi ci dotiamo di armi. Non ne comprendiamo le ragioni. Questo ci fa prospettare l’utilizzo di altri porti d’arrivo, come Conakry, e nuovi fornitori come la Russia, la Turchia, l’Iran, la Cina” ha specificato il primo ministro lo scorso 1° febbraio 2023, durante l’incontro con la diaspora burkinabè in Mali.
Il premier, tuttavia, non ha fatto i nomi dei partner storici, ma è facile immaginarli. Saranno alcuni di quelli che non cessano di alimentare l’escalation militare in Ucraina… fino alla vittoria?
PSun
Fonti: Agenzia Internazionale Burkinabé (AIB), L’Indipendente
