Le scelte di consumo dell’Occidente si riflettono sui Paesi produttori i quali, appena arriverà l’accordo definitivo, si dovranno adeguare al nuovo regolamento UE in materia di deforestazione. Una condizione essenziale per mantenere il proprio volume di scambi con il mercato europeo. E tra chi si dovrà adattare, ci sono i Paesi africani.
Il continente africano è il terzo più grande al mondo per superficie forestale globale: la seconda foresta pluviale più grande del mondo si trova in Repubblica Democratica del Congo (RDC). Un’area con quasi 152 milioni di ettari di foreste, per questo ribattezzata il “polmone del pianeta”.
Purtroppo, mentre la deforestazione a livello globale negli ultimi anni tende a ridursi, il tasso di perdita di aree forestali in Africa è aumentato costantemente dal 1990. Questo ha indebolito la capacità dell’ecosistema del continente di resistere ai cambiamenti climatici. Ridurre la deforestazione è sicuramente necessario per preservare la vita e la biodiversità in Africa, ma a quale prezzo?

Agricoltura e deforestazione
Il continente africano detiene il 24% della produzione di olio di palma mondiale, la maggior parte del quale è coltivata in Camerun, Africa centrale. L’espansione dell’olio di palma per soddisfare la domanda globale ha avuto effetti devastanti sulle foreste del continente. Quasi due terzi dell’espansione dell’olio di palma, infatti, sono avvenuti a spese delle foreste a causa della conversione dei terreni (principalmente non autorizzata).
Anche il cacao, una delle più grandi colture commerciali dell’Africa, è responsabile del disboscamento delle foreste in tutto il continente. Quasi tre quarti del cacao mondiale è prodotto in quattro Paesi africani: Costa d’Avorio, il più grande produttore mondiale, Ghana, Nigeria e Camerun. Un rapporto della World Cocoa Foundation (WCF) e di Mighty Earth ha rilevato che un quarto delle foreste della Costa d’Avorio e il 10% degli alberi del Ghana sono stati disboscati per la produzione di cacao tra il 2001 e il 2014. Quasi il 40% delle piantagioni ivoriane sono invece realizzate illegalmente all’interno aree protette. Senza supporto adeguato e nuove tecniche agricole che non prevedano la deforestazione, lo sviluppo dei Paesi africani ne risentirà gravemente.
Soluzioni e supporto contro la deforestazione
Il salvataggio delle foreste africane è dunque fondamentale per mantenere la produttività economica del Paese e per salvarlo dalle devastanti conseguenze del riscaldamento globale. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), l’Africa contiene più terre rigenerabili di qualsiasi altra parte del mondo. Con il solo progetto della Grande Muraglia Verde dell’Africa si avrebbero circa 393 milioni di ettari rigenerati. Un piano ambizioso lanciato nel 2007 che prevede di piantare milioni di alberi lungo un corridoio lungo 8.000 km nel Sahel, per salvare la regione estremamente vulnerabile dalle conseguenze devastanti del cambiamento climatico.
Tuttavia, la Grande Muraglia Verde è solo un modo per affrontare alcune delle conseguenze causate da fenomeni come la deforestazione. Nella bozza del nuovo regolamento dell’UE si invita la Commissione a lavorare in partenariato con i Paesi produttori e, più in generale, «con le organizzazioni e gli organismi internazionali». L’obbiettivo è rafforzare il sostegno e gli incentivi per «la protezione delle foreste e la transizione verso una produzione a deforestazione zero, il riconoscimento del ruolo delle popolazioni indigene, il miglioramento della governance e della proprietà fondiaria, rafforzando l’applicazione della legge e promuovendo la gestione sostenibile delle foreste, l’agricoltura resiliente ai cambiamenti climatici, l’intensificazione e la diversificazione sostenibili, l’agroecologia e l’agro-silvicoltura».
Proteggere le comunità
Per questo scopo, si invita a riconoscere il ruolo delle popolazioni indigene nella protezione delle foreste. Il partenariato con i Paesi produttori, attivato su loro richiesta, sarebbe volto a sfruttare le molteplici funzionalità delle foreste. In questo modo, si sosterrebbero i produttori nella transizione verso una gestione sostenibile delle foreste e nell’affrontare le sfide globali rispondendo allo stesso tempo alle esigenze locali.

A livello politico, governi instabili, scontri interni, corruzione e terrorismo non renderanno sicuramente facile la svolta. Sarà compito dell’Ue dare il supporto necessario agli attori competenti e di effettuare i controlli necessari, affinché i buoni propositi vengano realizzati in maniera efficace e non si disperdano risorse preziose per la lotta al cambiamento climatico. Le popolazioni africane sono le prime a subirne gli effetti e le ultime a causarli, la protezione dell’ecosistema non può ignorare la necessità di proteggere anche le comunità dando loro gli strumenti necessari per sopravvivere in maniera sostenibile e senza far pagare loro lo scotto di secoli di danni ambientali causati dallo sfruttamento intensivo occidentale.
Zeta
Fonti: Parlamento europeo, dati FAO, World Cocoa Foundation (WCF), Mighty Earth, Resoil Fundation