Ouagadougou, 28 marzo – Continua il mutamento del quadro diplomatico nel Sahel. Dopo aver rotto le relazioni con la Francia ed aperto alla cooperazione con la Federazione Russa, il Burkina Faso riallaccia i rapporti con la Corea del Nord, sospesi ufficialmente nel 2017. Durante il Consiglio dei ministri del 28 marzo scorso il Presidente della Transizione – Capitano Ibahim Traore – ha infatti dato il suo assenso all’accreditamento in Burkina Faso di un ambasciatore della Repubblica Democratica Popolare di Corea, residente però a Dakar.
Il Ministro burkinabé incaricato degli Affari Esteri, Madame Olivia Rouamba, ha affermato come la Corea del Nord costituisca un partner storico del Burkina Faso, ricordando la visita nel paese asiatico del padre della rivoluzione burkinabé – il Capitano Thomas Sankara – avvenuta nel settembre 1985.
Nonostante l’ONU con una risoluzione del 2006 abbia vietato alla Corea del Nord di esportare materiale bellico, diversi paesi africani quali Eritrea, RDC e Mozambico hanno stipulato accordi di fornitura militare con Pyongyang negli ultimi anni. Sembra quindi che il Burkina Faso voglia aggiungersi alla lista dei compratori: il ministro Roumba ha sottolineato come questa ripresa delle relazioni diplomatiche consentirà ai due paesi di sviluppare una cooperazione bilaterale fruttuosa nel settore della sicurezza. Allo stesso tempo però, diversi osservatori ritengono che questa mossa potrebbe consistere in un bluff della giunta militare burkinabé al fine di ottenere l’attenzione dei paesi occidentali dopo la rottura con la Francia.
Il peso geostrategico del Sahel è d’altronde cresciuto sensibilmente negli ultimi anni: con l’ingresso del Cremlino all’interno di uno scenario tradizionalmente sotto l’influenza francese i paesi dell’area hanno guadagnato un margine di manovra impensabile fino a qualche anno fa.
Francesco Lorenzini
Fonte : Sidwaya