Ouagadougou – 25 novembre 2022. Scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, inseguimenti e lacrimogeni nel centro di Ouagadougou durante le manifestazioni di venerdì 18 novembre. Diversi manifestanti, inizialmente riuniti presso lo stadio Conombo, si sono indirizzati verso place de la Révolution, piena di polizia fin dalla mattina presto. Gli obbiettivi: la partenza dell’ambasciatore francese e lo smantellamento della base militare di Kamboinsin. Tensione altissima tra manifestanti con la bandiera burkinabé – ma tra la folla spuntano anche alcune bandiere russe – che hanno intonato messaggi ostili nei confronti dello Stato francese e le forze dell’ordine. Aggirando le barriere della polizia, la folla si si è ammassata davanti all’ambasciata di Parigi e ne ha bloccato l’accesso.
I soldati francesi, schierati in grande numero, hanno sparato gas lacrimogeno per disperdere i manifestanti. La richiesta politica della piazza alle autorità burkinabé è di sciogliere il nodo dei rapporti con la Francia, anche per evitare che si ripetano questi disordini.
Se ne sarebbe parlato per giorni. Sarebbe finito sulle prima pagine dei giornali francesi ed europei. RFI avrebbe fatto trasmissioni d’approfondimento sul tema. In questi giorni, invece, c’è quasi silenzio assoluto. Se ne scrive e se ne parla solo in Burkina Faso.
Nei giorni seguenti agli scontri, la comunicazione del presidente del Consiglio burkinabé, Apollinaire Kyélem de Tambèla – con la richiesta di lealtà ai partner stranieri, nel sostegno fattivo nella lotta al terrorismo – sembra aver esacerbato gli animi. Non cita mai la Francia, ma il destinatario sembra proprio il governo d’Oltralpe.
Anche il Mali contro le ONG francesi, ma niente manifestazioni
In questo contesto, anche le notizie che arrivano dal Mali sembrano andare nella stessa direzione. Con il comunicato n. 42, infatti, il governo di transizione vieta qualsiasi attività, anche umanitaria, a tutte le ONG che operino con finanziamenti francesi. In altri termini, si può parlare di espulsione delle ONG francesi dal Mali.
Si è temuto, quindi, un altro venerdì nero a Ouagadougou, in questo 25 novembre: tuttavia, non è successo nulla. Nessuna manifestazione, nessun incidente.
Spesso, dunque, il silenzio è foriero di evoluzioni positive. Che in Burkina Faso la diplomazia si sia rimessa in marcia? I contatti tra le parti si sono forse incanalati su binari dialoganti? Una cosa sembra certa, nell’incertezza dominante della politica burkinabé: il governo non sostiene la piazza e “la Francia come la Russia e molti altri Paesi, sono nostri partner” ha dichiarato in una delle prime dichiarazioni pubbliche il nuovo presidente del Consiglio.
PSun