Indispensabili per l’economia di sussistenza dei territori rurali adesso per loro è scattato un allarme rosso: prima dell’attivazione del traffico di pelli d’asino in Burkina Faso venivano macellati circa 15mila asini l’anno; con lo scatenarsi della domanda i capi macellati sono arrivati a 65mila ogni 12 mesi. Da tenere presente che il costo di un capo è quadruplicato nel giro di pochi anni, passando da 30mila a 120mila franchi cfa (pari a 182 euro)
L’allarme è stato lanciato da Brooke, una ong animalista, con sede a Dakar, impegnata a difendere la salute e le condizioni di lavoro degli animali da tiro come asini, cavalli e muli: il direttore per l’Africa occidentale, Emmanuel Sarr, ha richiesto l’emanazione di apposite misure condivise in tutti i paesi dell’area per evitare che gli asini scompaiano in quella parte del continente.
L’ingigantirsi del traffico (la Cina richiede attualmente 5,8 milioni di pelli all’anno che diventeranno 7 entro breve) ha spinto la stessa Unione Africana a vietare su scala continentale (nel febbraio 2024) il commercio di asini e di prodotti derivanti dalla loro macellazione: la popolazione di circa 10 milioni di asini nei paesi saheliani potrebbe venire distrutta nel giro di un paio d’anni senza provvedimenti da parte dei singoli stati e il Burkina Faso, con la sua posizione che ne fa uno snodo per le transumanze, potrebbe contribuire significativamente a ridurre il traffico di asini.
Fonte
Trafic d’ânes : « Si ce commerce est laissé tel quel, en l’espace d’un an, il n’y aura plus un seul âne en Afrique de l’Ouest », Emmanuel Sarr. Le Faso.net (2024, dicembre 22) https://lefaso.net/spip.php?article134962