L’attacco nel cuore del Mali del 17 settembre scorso

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A distanza di tempo ancora nessuno del governo maliano si è pronunciato sull’attacco del 17 settembre scorso a Bamako. Sappiamo che è stato rivendicato dalla Jnim (organizzazione militare e terrorista di ideologia salafita jihadista legato ad al-Qaeda) e che sono 70 le persone uccise. Ad oggi il Mali non ha ancora fornito cifre ufficiali dei morti e dei feriti, da fonti giornalistiche all’interno del Paese si presume che le vittime siano oltre 200. Sono state attaccate una scuola di gendarmeria e una base militare all’aeroporto, le autorità maliane hanno subito dichiarato la perdita di “alcune vite umane” non si sono sbilanciate in ulteriori dettagli. È noto però che la maggior parte delle vittime è stata uccisa nelle vicinanze della scuola della gendarmeria, nel quartiere di Faladié, dove gli alunni sono stati sorpresi dagli assalitori nel sonno; anche in questo caso non hanno fornito dettagli precisi sulle vittime. Tuttavia, va ricordato che i jihadisti in questo attentato hanno mirato a degli obiettivi militari, cosa che non era avvenuta nel 2015 con gli attacchi al bar Terrasse e all’hotel Radisson. Le autorità in Mali, e i loro alleati del Niger e del Burkina Faso dell’Alleanza degli Stati del Sahel (AES), da tempo non forniscono cifre sui soldati uccisi in attacchi “terroristici”.  Chi prova a farlo, per informare l’opinione pubblica o semplicemente per onorare la memoria dei soldati, viene accusato di fare il gioco del nemico e di voler minare il morale delle truppe. Gli oppositori degli attuali regimi militari ritengono che l’obiettivo sia quello di nascondere la reale situazione della sicurezza nel Paese, che potrebbe minare il governo.  

Ricostruzione dei fatti dell’attacco del 17 settembre: alle cinque di mattina del 17 settembre si sono uditi degli spari all’esterno della scuola della gendarmeria Faladié, con un conseguente scontro a fuoco nel quale diversi gendarmi e diversi soldati, ma anche alcuni aggressori, hanno perso la vita. Gli aggressori sarebbero partiti dalla discoteca No limits, che si trova di fronte all’ingresso della scuola, muovendosi su diversi veicoli: uno di questi ha colpito il muro esterno del compound della scuola, sfondandolo, entrando nel cortile e creando la breccia che ha permesso agli altri aggressori di entrare. Le prime vittime sono tutte reclute della gendarmeria. Secondo una ricostruzione diffusa sui canali Telegram dei mercenari russi di stanza a Bamako, che non sono stati coinvolti negli scontri, in questa prima fase un piccolo gruppo di cadetti della gendarmeria avrebbe perso la vita e il gruppo armato terrorista sarebbe infine riuscito a fare irruzione nella scuola, da dove verso le 6:30 è iniziata a salire una colonna di fumo nero visibile da gran parte della città. Durante l’attacco, riferisce l’agenzia turca Anadolu, che ha un corrispondente sul posto, alcuni aggressori erano sui tetti delle case circostanti e hanno sparato contro l’accampamento della gendarmeria e contro l’accampamento militare di Senou, lì accanto.  

Successivamente, verso le 8, gli scontri si sono spostati nell’area dell’aeroporto internazionale Modibo Keita di Bamako, che si trova a 5 chilometri in linea d’aria dalla scuola, circa 10 minuti in auto, sempre nel cuore del distretto di Bamako. L’aeroporto era già stato chiuso per precauzione. Gli islamisti non sarebbero riusciti ad entrare nei locali dell’aeroporto, ma sarebbero riusciti a fare irruzione sulla pista, entrare in diversi hangar e a dare fuoco ad alcuni aerei militari nella sezione dell’aeroporto dove c’è il campo dell’aeronautica militare, una base che ospita anche soldati russi e i loro droni turchi Bayraktar. Anche l’aereo presidenziale sarebbe stato dato alle fiamme. Verso le 10:20 del mattino, tramite un comunicato stampa ufficiale, l’Alleanza degli Stati del Sahel ha fatto sapere di avere ripreso la situazione sotto controllo. Gli obiettivi militari “nel cuore della capitale”, si legge nella rivendicazione del Jnim, che parla di perdite importanti per le Forze armate maliane, sono solo l’inizio di quello che il Jnim minaccia essere “l’assedio” della capitale. Un attacco che arriva in un giorno non casuale, il 17 settembre, immediatamente successivo alle celebrazioni del primo anno dell’AES e il giorno in cui si celebra la fondazione della gendarmeria del Mali. E, così come il giorno, probabilmente anche i luoghi dell’attacco non erano casuali. Nel pomeriggio sono scattati i primi arresti, con numerosi video anch’essi diffusi dai social media: sono almeno una decina gli arrestati, caricati sui cassoni dei pickup militari, alcuni visibilmente feriti. Secondo le ricostruzioni della stampa, sarebbero jihadisti rimasti senza munizioni. Il ministero della Sicurezza ha diffuso una nota in cui invita la popolazione a collaborare con le Forze armate.  

Questo attacco dimostra che la pacificazione del Mali è ancora lontana, da molti anni questo pese si trova ad affrontare sia le istanze separatiste dei Tuareg sia l’insorgenza fondamentalista, la situazione è di instabilità. Da più di tre anni il Paese è governato da una giunta militare guidata dal colonnello Assimi Goïta; il nuovo regime ha rotto il legame con l’ex potenza coloniale francese e ha stretto rapporti politici e militari con la Russia. Un’alleanza che si concretizza anche con la presenza di truppe dell’ex Gruppo Wagner; la milizia ha cambiato nome diventando Africa Corps ed è passata sotto il controllo del ministero della Difesa russo ma ha mantenuto gli stessi metodi, che non rispettano le convenzioni internazionali e i diritti umani. La giunta militare non riesce comunque a riprendere il controllo dell’area settentrionale e ha rapporti conflittuali con alcuni dei suoi vicini; in questo contesto, Mali, Niger e il Burkina Faso, Paesi guidati da giunte militari, hanno cementato nel settembre 2023 il loro rapporto e formato una nuova organizzazione regionale, l’Alleanza degli Stati del Sahel (AES), indipendente dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS).

Redazione Latitudini

Fonte: varie su internet, aggiornamento del 24 settembre